mercoledì 27 aprile 2016

120 km/h (impiego di neuroni previsto: 3)

Adelaide si raccoglie i capelli, guardandosi bene da occhi indiscreti. Non li lega mai, li tiene sciolti e  li pettina due volte al giorno almeno, velocemente ma amorevolmente. Si raccoglie i capelli perché sta per inalare vapori di spezie fino ad oggi sconosciute: da un po' di mesi a questa parte soffre di un mal di gola cronico che le sta lentamente cambiando la vita. Lavora in biblioteca da sei mesi, e purtroppo solo per altri sei mesi. Vive tra i libri, lei che ama l'inchiostro e l'odore della carta, lavora tra la letteratura, proprio lei che lo aveva sempre e solo sognato. Non solo per il fatto di poter disporre, in qualsiasi momento, di qualsiasi scritto (o quasi). Non solo per il fatto di condividere con chiunque spazi inimmaginati e lingue sconosciute. Non già perché dà sfogo alla sua insaziabile curiosità. In biblioteca vige un ordine rigidissimo, e al di là di quell'ordine vive un grande caos: milioni di storie, delle più disparate, prendono vita, si intrecciano, si librano, invisibili, in quello spazio fisico che, di veramente fisico, ha solo i libri. Lì, e solo lì, non solo quelle storie sono di tutti, di qualunque classe sociale e etnia, ma raccontano qualsiasi evento. Solo in biblioteca tutto può accadere e tutto, in un modo o nell'altro, avviene. Così, in questo periodo di grande stress psicofisico, Adelaide ha una casa, un rifugio, un approdo, dove poter godere di tutto quello che nella sua vita non sta accadendo, regalarne una parte ad altri, mettere la propria cultura al servizio di tutti. Ecco, in un mondo così, se solo esistesse davvero, Adelaide vivrebbe bene con qualunque patologia cronicizzata. È il resto, l'intorno, questo caos di gente arrabbiata e frettolosa che la mattina esce di casa con l'ascia in mano e prende tutti i mezzi di trasporto che prende Adelaide, è questo, quello che non va. E vorrebbe dirlo a tutti, Adelaide, di approfittare di quel viaggio insieme per raccontarsi e raccontare vite, aneddoti, per raccontare un libro letto, una poesia ancora da scartare, un film di altri tempi. La città corre e Adelaide vive a 120 km/h, in una fretta che non le somiglia, dietro finestrini sporchi di troppo smog, in viaggio, ogni mattina per un'ora e mezza, con persone che non sanno che, oltre quella metro e quella città in fermento, esistono luoghi dove il tempo, la fretta e lo spazio davvero non esistono. Luoghi di carta, in mezzo a palazzi di cemento armato. Edifici spesso anonimi, con all'interno mondi e parole del tutto inaspettati. Castelli in pieno centro e favole verosimili, una vita a 2 km/h capace di vivere tutte le vite possibili, in tutti i modi possibili. E impossibili.

(Adelaide sa che tutto questo finirà. Si guarda intorno, soddisfatta, mentre prende l'autobus per andare al lavoro. Sa già che avrà gomiti in faccia e scippatori improvvisati da evitare. Sa tutto, ma si consola pensando alla meta. E sale, e viaggia schiacciata sulla portiera del bus, ma la sua mente è già al prossimo libro, alla prossima avventura, alla prossima vita a 2 km all'ora).

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